VIVERE LA REGGIA DI RIVALTA
La Reggia di Rivalta fu eretta per volere di Carlotta d’Orléans, nipote del Re Sole, andata in sposa nel 1720 a Francesco III d’Este Duca di Modena e Reggio, che, per colmare la nostalgia del “viver alla francese”, fece costruire la sua piccola Versaillés.
La progettazione della splendida ed imponente Reggia e quella fastosa della Gran Vasca incompiuta denotano un disegno politico ben più ambizioso.
“Attualmente ciò che è rimasto della meravigliosa Reggia di Rivalta è costituito dall’ala nobile dell’antico palazzo, dalla corte rurale con la chiesa, dalla grande area del giardino principale circondato da mura bastionate, da un secondo giardino sempre circondato da muro e sedute con fontana posto nel retro dell’ala della servitù e dall’area di ingresso del cortile prospiciente la statale 63.
La Reggia in origine aveva un impianto ad U rivolto verso la statale formato da due ali laterali raccordate al palazzo centrale con loggiato. Per la sua realizzazione fu spostato lo stradone di Rivalta perché passava troppo vicino ai fabbricati. Si realizzò un’ampia esedra (spazio ellittico) davanti all’ingresso, in parte ancora esistente, ed in parte edificata nel 1960. Francesco III e il padre Rinaldo D’Este commissionarono il progetto della Reggia di Rivalta a Giovanni Maria Ferraroni detto “Brigo” 1662- 1775.” (prof.ssa Leda Piazza)
“Le testimonianze del giardino settecentesco restano numerose: prima fra tutte la cinta muraria ancora sostanzialmente intatta, con il belvedere semicircolare prospiciente il torrente Crostolo. Anche all’interno delle mura che circondano il giardino segreto sono presenti nicchie che, presumibilmente, ospitavano statue e sedute in pietra e fontane.
Risultano ancora riconoscibili le vasche (la quadriloba nel giardino segreto e l’ovale nella porzione settentrionale del parco), che venivano alimentate, assieme alle numerose fontane e ai giochi, dalla Gran Vasca chiamata oggi la Vasca di Corbelli.
Ancor’oggi sono visibili, lungo la strada statale n. 63, i pozzi di ispezione e sfiato della condotta principale che raggiungeva il parco (l’acquedotto della vasca).
Altre importanti tracce del parco ducale sono rappresentate dalle quattro grotte che, oltre a costituire un luogo fresco, appartato e ricco di decori, servivano, assieme alle tre scalinate (quella centrale in marmo e le laterali in mattoni), a raccordare la morfologia del terreno che poneva ad una quota superiore la villa rispetto al parco. Le grotte sono ancora ben visibili, mentre al posto delle scalinate ora troviamo rispettivamente un viale ghiaiato e due discese erbose.
Il viale d’accesso alla Reggia dalla strada statale n. 63, con il prato in sinistra, a forma semicircolare, è un altro punto di riferimento rimasto immutato; la stessa corte rurale a servizio della Reggia e del parco con la ghiacciaia e la sua chiesa compongono una parte importante di ciò che resta del complesso Ducale.” (dott.ssa Simonetta Notari).
Dopo i fasti estensi, la Reggia conobbe una nuova vita, quella rurale portata dai contadini che vi si insediarono, vennero impiantate nuove coltivazioni e venne gettato il seme per “Il Nuovo Risorgimento”.
Dopo anni di degrado nel 2004 la municipalità ha acquisito parte dell’edificato del Palazzo Ducale e l’immensa area dei giardini che, proprio grazie all’abbandono nel quale erano caduti, sono stati
preservati dallo smembramento e dall’edificazione mantenendo integro questo sistema tanto armonico, quanto eterogeneo, di elementi fra loro in magico equilibrio.
L’impegno dei cittadini e delle associazioni di volontariato è stato notevole ed in stretta relazione con le amministrazioni locali, entusiasmante mettere in rete relazioni vecchi e nuove, ascoltare e raccogliere testimonianze anche di un passato più recente quando il Palazzone era residenza popolare, stimolare la conoscenza del proprio territorio attraverso progettualità legate a vivere il paesaggio per risvegliare la memoria e mettere in relazione le persone che lo abitano.